Internet Addiction Disorder ovvero l’internet dipendenza

La internet dipendenza, conosciuta come Internet Addiction Disorder è una patologia nata per scherzo dal Dottor Goldberg

 

Ho ripreso in mano un libro che lessi durante il mio percorso universitario, Perversioni in rete, le psicopatologie da internet e il loro trattamento del dott. Giorgio Nardone di cui propongo in seguito alcuni estratti.

Si tratta di un libro molto interessante, adatto oggigiorno a chiunque passi tempo a navigare su internet.

La internet dipendenza, conosciuta come Internet Addiction Disorder è una patologia nata per scherzo dal Dottor Goldberg. Pare che Goldberg abbia diffuso a una lista di medici, iscritti a un suo forum, una copia farlocca del DSM (il manuale statistico diagnostico dei disturbi mentali) dove era stata inserita anche la patologia dell’internet dipendenza.

Errato uso di Internet, che provoca danno o sofferenza clinicamente significativa manifestati da tre o più dei seguenti sintomi comparsi in uno stesso periodo nell’arco di dodici mesi.

TOLLERANZA, come definita dai seguenti sintomi:

1. Aumento significativo del tempo trascorso in Internet per ottenere soddisfazione.

2. Riduzione significativa degli effetti derivanti dall’uso continuo delle medesime quantità di tempo trascorso in Internet.

ASTINENZA, manifestata dall’insieme dei seguenti sintomi:

1. Sindrome di astinenza caratteristica:

a) Cessazione o pesante diminuzione dell’uso di Internet

b) Dopo il criterio a) si sono sviluppati, in un arco di tempo da diversi giorni a un mese, due o più dei seguenti sintomi:

b1) agitazione psicomotoria;

b2) ansia;

b3) pensieri ossessivi focalizzati su cosa sta succedendo in Internet;

b4) movimenti volontari e involontari di typing con le dita;

b5) uso di Internet o di servizi on-line intrapresi per alleviare l’astinenza.

(I sintomi del criterio b causano danno o dolore in aree del funzionamento sociale, occupazionale o in altri ambiti importanti).

2. Accesso a Internet sempre più frequente o per periodi di tempo più prolungati rispetto all’intenzione iniziale.

a) Desiderio persistente o sforzo infruttuoso di interrompere o tenere sotto controllo l’uso di Internet.

b) Dispendio della maggior parte del tempo in attività correlate all’uso di Internet (acquisto di libri, ricerca di nuovi siti, organizzazione di file, ecc.).

c) Perdurare dell’uso di Internet nonostante la consapevolezza dei problemi fisici, sociali, lavorativi o psicologici persistenti o ricorrenti verosimilmenmente causati o esacerbati dall’uso di Internet (de-privazione di sonno, difficoltà coniugali, ritardo agli appuntamenti, trascuratezza nei confronti dei propri doveri occupazionali, sensazione di abbandono dei propri cari).

Sebbene apparentemente ironico, molti degli psicologi (e questo la dice lunga…) non si sono accorti dello scherzo prendendo per autentica la definizione, rispondendo a Goldberg di aver effettivamente riscontrato sintomi simili in molti pazienti. Era nata una nuova patologia, o meglio una nuova etichetta per una nuova patologia.

Nonostante Goldberg abbia più volte confessato lo scherzo, e manifestato l’idea che il termine Internet Addiction Disorder non sia adatto a descrivere la patologia, un numero sempre maggiore di studiosi ha iniziato ad interessarsi al fenomeno della dipendenza da internet.

Kimberly Young è forse la più “popolare” studiosa legata allo studio dello IAD, secondo Giorgio Nardone.

L’infelicità trova secondo la Young “un terreno di cultura favorevole per tutti i tipi di dipendenza e internet si è immessa in questo solco.

Studi hanno dimostrato come l’uso di internet provochi nel “malato” (se di malattia possiamo parlare) un rilascio di dopamina, sostanza rilasciata anche dopo l’assunzione di alcol, droghe, cioccolato, o gioco di azzardo.

Anche con la dipendenza da internet possiamo parlare di una compulsione basata su un piacere anziché su una fobia o su un malessere.

In Italia, Tonino Cantelmi

definisce l’IAD come “una dipendenza concreta che provoca problemi sociali e relazionali”

… Secondo questa prospettiva se all’inizio un utente avverte solo il tempo trascorso in Rete, col tempo instaura la consapevolezza di non poter più riuscire a sospendere l’utilizzo di Internet.

…Cantelmi individua diversi livelli di dipendenza, secondo un percorso che porta l’utente di Internet a divenire progressivamente “un vero Rete-dipendente”.

Da una prima fase, costituita da un’attenzione ossessiva per la mail box e da una polarizzazione ideoaffettiva per i temi inerenti la rete, l’utente cadrebbe in una fase definita “tossicofilica” in cui viene incrementato notevolmente il tempo trascorso on-line e compare una sensazione di malessere nei momenti off-line.

Nel libro vengono descritti, trattati e suggeriti i rimedi per le seguenti internet dipendenze:

  • Lo shopping compulsivo on-line
  • Il gioco d’azzardo
  • Il trading on-line
  • La chat mania
  • il cybersesso
  • la information overloading addition

Per saperne di più acquista Perversioni in rete, le psicopatologie da internet e il loro trattamento