Lavoro di squadra: i consigli per farlo funzionare (davvero)

Oggi voglio raccontarti la storia di Matteo. Matteo è un manager di un’Azienda che produce macchinari industriali. Gestisce un team di 15 persone, tra tecnici, ingegneri e specialisti. Matteo inizia a monitorare costantemente la produttività della squadra. Nel giro di tre mesi, nota un grosso calo delle performance. Inizia a parlare con le persone.

Dopo qualche giorno, scopre che l’aver nominato un “vice” all’interno del gruppo di lavoro ha radicalmente mutato le dinamiche interne. Questo perché la nomina di un vice ha cambiato i rapporti tra pari che c’erano prima. Prima di questa nomina, tutti si sentivano uguali e nessuno aveva più responsabilità dell’altro.

Dopo questa nomina, il cambio di ruoli della persona che, fino a pochi giorni prima, occupava la stessa postazione ha mutato gli equilibri, facendo decadere il principio di sicurezza psicologica.

In questo caso e in qualunque altro caso in cui ci siano attriti all’interno del team, questi cinque suggerimenti (immediatamente applicabili) possono cambiare scenario. Ecco quali sono.

5 consigli per potenziare la tua squadra

  • Promuovi la cultura del dialogo: organizza un paio d’ore di riunione in cui fai parlare i membri del tuo team, chiedendo loro come si sentono, se ci sono difficoltà e se c’è qualcosa che potete fare insieme per migliorare l’ambiente di lavoro
  • Ricompensa sempre il buon lavoro: fai complimenti al team quando fa qualcosa di buono. Questo li farà sentire apprezzati e li spronerà a dare il meglio
  • Valorizza i punti di forza: se, ad esempio, uno dei membri del tuo team è particolarmente creativo, offrigli la possibilità di mostrare le sue idee e dagli ascolto. Cerca di individuare i punti di forza di ognuno e esaltali al massimo
  • Imposta sempre obiettivi chiari: ognuno deve sempre sapere quali sono i compiti a cui deve assolvere. Assicurati che tutti sappiano quali sono le loro responsabilità e invita tutti alla cooperazione
  • Introduci la tecnologia: la tecnologia può migliorare radicalmente la comunicazione e la condivisione di informazioni. Sapere su cosa sta lavorando l’altro, a che punto è e cosa manca per procedere è fondamentale per poter dare il meglio e raggiungere un obiettivo. (Un CRM potrebbe aiutarti molto in tal senso).

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Ottieni il meglio dalla tua squadra

Il lavoro di squadra è una componente fondamentale all’interno di un’Azienda. Che tu sia a capo di una piccola azienda o di una multinazionale, saper gestire il team e lavorare in armonia è l’unico modo per aumentare davvero la produttività e unire le forze per raggiungere un comune obiettivo di crescita.

Il 99% degli imprenditori e dei manager sottovaluta questo aspetto: se anche tu fai parte di questa maggioranza, quello che troverai in questa guida potrebbe rivoluzionare completamente il tuo approccio al team.

Leggendo questa guida scoprirai:

  • Perché il lavoro di squadra viene prima di qualunque altro strumento
  • Come aumentare la produttività e valorizzare i punti di forza e i talenti del team
  • Come motivare un team e mantenerlo unito con il Team Building
  • I 6 tipi di persone “tossiche” che tipicamente puoi incontrare in Azienda (o fuori) e come gestirle Se sei pronto, iniziamo subito

Come gestire le persone e aumentare la produttività

Ti sei chiesto quanto l’armonia all’interno di un team influisca sull’attività aziendale? Pensaci un attimo. Ti faccio un esempio. Supponiamo che il tuo team sia composto da 8 persone. Ogni persona ha dei compiti specifici e tutti lavorano per un obiettivo unico. Cosa succede se ci sono degli attriti tra due membri del team?

Nel 2015 Google ha identificato la “sicurezza psicologica” come la caratteristica principale di un team efficace. Coniata dalla ricercatrice di Harvard Amy Edmondson, sicurezza psicologica vuol dire “una convinzione condivisa che il team è sicuro per l’assunzione di rischi interpersonali”.

Questi “rischi” possono essere, ad esempio, le richieste di aiuto, l’assunzione di responsabilità, la condivisione di idee. Ecco, se ci sono attriti all’interno del team, viene meno la sicurezza psicologica. Se manca questa caratteristica, le persone smetteranno di lavorare in sinergia e ognuno si limiterà a svolgere i suoi compiti. Mancheranno le richieste di aiuto, la condivisione, la cooperazione. Il risultato? Ambiente di lavoro ostile, scarsa produttività, insoddisfazione.

Ricorda: le persone felici rendono di più di quelle infelici. Investi sulla felicità del tuo team e sulla buona gestione delle dinamiche di gruppo: i risultati cambieranno radicalmente.

Migliorare con il team building

Il team building è la risorsa numero uno per migliorare le performance di un team. Quando parliamo di team building, intendiamo quel processo di trasformazione di un gruppo di singoli dipendenti che diventano un gruppo coeso. Si tratta indubbiamente del modo migliore per rafforzare la coesione di una squadra, eliminare gli attriti e promuovere dialogo e ascolto reciproci. Un corso di cucina, una gita in barca, un’escape room: sono molte le attività che potreste fare per rafforzare il team.

Cosa può fare una squadra che funziona bene? Se puoi, fai un esperienza di dragon boat o di canoa di squadra. Questo è, senza dubbio, il modo più emozionante e divertente per capire, comprendere e metabolizzare come funzionano le dinamiche di una squadra. Bisogna essere coordinati, essere in grado di autogestirsi, sopperire agli sforzi degli altri. Il Dragon boat, è un’esperienza incredibile. Le persone devono imparare ad autogestirsi e quando qualcuno fa un errore, o ha un problema, tutti lo sentono istantaneamente. Pensa che in una barca di 20 persone che vogano a pieno ritmo, se solo uno mantiene il remo a freno, la barca si ferma.

Ecco, questa è l’essenza del lavoro in team: tutti devono sapere dove andare e come farlo insieme, senza ostacoli, ma supportandosi l’un l’altro. Questo vale più di qualunque strumento di lavoro o tecnica di ottimizzazione del tempo.

Se vuoi mettere alla prova la tua squadra con un’attività di team building, un coach specializzato nella costruzione di team potrebbe decisamente fare al caso tuo.

6 tipi di persone “tossiche”

Ora che abbiamo parlato di come rafforzare la coesione di un team, voglio introdurre un altro tema importante: le persone “tossiche”. Si tratta di quelle persone le cui caratteristiche inibiscono la crescita di un team. Se pensi che questo non sia importante per la produttività della tua Azienda, c’è una cosa che devi sapere.

Nel 2017 Christine Porath, professore associato alla Georgetown University, ha reso noti gli effetti dannosi dell’incivilità sul lavoro. In un sondaggio che ha condotto, l’80% delle persone “ha perso tempo sul lavoro preoccupandosi anche delle indignazioni di poco conto, mentre il 78% si è impegnato meno con il proprio datore di lavoro e la metà ha deciso di fare meno sforzi”. “In uno studio condotto su 4.500 medici e infermieri – si legge in una nota della Porath – il 71% ha collegato il comportamento condiscendente, offensivo o maleducato alla disattenzione del personale, che ha commesso errori medici; il 27% era a conoscenza di comportamenti scorretti che hanno portato alla morte dei pazienti”.

Ecco perché dovresti assolutamente assicurarti di individuare le persone tossiche e affrontarle al meglio. Ecco come fare.

Il saccente

Il saccente lo riconosci subito. È quella persona che tende a far sentire tutti gli altri inferiori, vantandosi delle proprie conoscenze e bollando chiunque altro come incapace. Queste persone vivono in un mondo in cui loro sono intelligenti e tutti gli altri no. Quando qualcosa va storto, è sempre colpa tua, non loro. La lealtà di tutto è nei confronti del suo ego. Qui la strategia migliore è…lasciar perdere e, se possibile, stare alla larga da loro.

Il procrastinatore

Il procrastinatore è quello che rimanda sempre. In ufficio fa tutto al di fuori del suo lavoro. Cerca sempre di perdere tempo, rimandare le task, rallentare i processi. In questo caso, la strada vincente potrebbe essere quella di organizzare il suo lavoro in task distribuite ora per ora. Ogni ora dovrà comunicare il completamento delle task. Calendarizzare le sue attività e definire un tempo potrebbe far uscire il procrastinatore dalla sua pigrizia esistenziale.

Il martire

Il martire è l’eterna vittima. Si lamenta sempre di ogni cosa, si sente costantemente perseguitato o sotto attacco. Probabilmente ha una bassa autostima e tende a sottovalutare le sue capacità, riversando questa negatività sugli altri. Se incontri il martire, ascoltalo: fallo parlare e, quando ha finito di lamentarsi, aiutalo a cambiare il suo schema di pensiero. Spesso basta porre le cose sotto un altro punto di vista per cambiare la visione delle persone.

Non dimenticare di ringraziarlo quando fa un buon lavoro: potrebbe aiutarlo a sentirsi importante all’interno del team.

Il provocatore

Il provocatore lo riconosci dal tono della sua voce: tenta costantemente di mettere zizzania e lanciare sfide all’interno del team. In questo caso, l’unica via è non cedere. Per disinnescarlo, basta evitare di dargli corda.

Il criticone

Il criticone è quello che ha sempre qualcosa da ridire. Non è mai felice del lavoro degli altri, ha sempre un’opinione contraria e controcorrente, vuole sempre avere l’ultima parola. Come affrontarli?

Chris Voss, ex negoziatore di ostaggi dell’FBI, suggerisce di “ascoltare attentamente mentre parlano e poi, ripetere loro ciò che senti. [Continua] fino a quando non dicono” giusto “- che è diverso da” hai ragione”. Per Voss, la differenza tra le due affermazione è che la prima è un segnale di riflessione e comprensione, mentre il secondo è un segno di frustrazione, pensato per placarti e terminare la conversazione.

Il fantasma

Per concludere, il sesto tipo di persona più frequente in un gruppo di lavoro è…il fantasma. Il fantasma è quello che sparisce sempre quando c’è da lavorare: esce, fuma una sigaretta, parla al telefono, si chiude in bagno. Il fantasma fa di tutto per evitare di lavorare, semplicemente scappando da ogni responsabilità. In questo caso, l’ascolto può fare la differenza: potresti scoprire che il fantasma tende ad evitare il contatto perché vive un disagio all’interno del gruppo.