Ho parlato più volte in questo blog di Luca Ascani, imprenditore del web che è riuscito a creare uno dei più grandi colossi di informazione attraverso internet.
La storia di Luca Ascani, giovane imprenditore romano della classe 79, è lunga.
Nascita di un imprenditore
Esordisce nella filiale italiana di BuyCentral, società francese con business basato sulla comparazione di prezzi per poi divenire co-fondatore di First Tuesday Italy, società di eventi che fa incontrare protagonisti della Net Economy e ricchi imprenditori. Nel maro del 2002 fonda ADVance società che offre consulenza di webmarketing e comunicazione online. Successivamente fonda GoAdv assieme a Salvatore Esposito, figura che nel corso della sua carriera ha ricoperto importanti ruoli decisionali in BuyCentral, LookSmart e Altavista.
GoAdv, si occupa di generazione di contenuti e monetizzazione del traffico.
Il sistema messo in piedi da GoAdv permette la crescita dell’azienda fino all’acquisizione di Excite, uno dei primi portali della new economy (Ve lo ricordate?). Siamo tra settembre e novembre del 2007 e ricordo ancora bene l’annuncio e il brindisi che Emiliano Carlucci fece in qualità di Responsabile della filiale di Dublino, nella quale lavoravo come web editor…
Le mosse successive di GoAdv furono l’acquisizione di blogosfere in parte del gruppo ilsole24ore e a settembre del 2011 GoAdv, che adesso si chiama Populis, acquisisce per 8,2 milioni di euro Mokono, blog network tedesco.
Sembra di essere in America, di avere a che fare con un Bill Gates o uno Steve Jobs e confesso sempre un po’ di stupore quando leggo la scalata di Luca Ascani come imprenditore del web.
Il business del content providing
Il Business del Content Providing e della monetizzazione online sono basati su sofisticati controlli di traffico, di strategia e di marketing. Nonostante ci sia una credenza diffusa che sia insensato monetizzare con i banner c’è chi partendo da 10.000 euro ha creato profitti per 20 milioni di euro nel 2007 fino ad arrivare a 58 milioni nel 2011.
Attualmente, la tecnologia e il team di freelance che lavorano per Populis permettono di generare 35.000 pezzi al mese in 8 diverse lingue. Il loro algoritmo analizza il traffico, i risultati SEO, e il valore di ritorno degli articoli e sulla base di quello crea una graduatoria dei freelance.
Un pezzo viene pagato sui 5 euro (considerando l’ipotesi di un articolo validato a 4 stelle di 500 parole) quindi il guadagno non sarà altissimo anche in relazione al tempo che è necessario per scrivere un articolo di qualità. Se vuoi sapere quanto si guadagna con Populis leggi l’articolo di Roberto Zambon
Gli Effetti collaterali del sistema Freelance
A dicembre capito sul sito di Guido Tedoldi, giornalista Pubblicista e autore del blog “Come se fosse sport” di blogosfere. Il suo pezzo mi lascia di stucco:
“Questo ComeSeFosseSport finisce qui”
“Dopo 6 anni di esistenza, 923 post scritti e commentati, più di 400˙000 visitatori (secondo i numeri forniti da StatCounter) è meglio che il progetto si ritiri in buon ordine. Il contesto è cambiato e occorre prenderne atto. All’epoca della sua nascita, il 17 gennaio 2006, ComeSeFosseSport era una delle pagine professionali immaginate dal dinamico duo Marco Montemagno/Marco Masieri, fondatori di BlogoSfere. Oggi è una pagina un po’ nascosta del pacchetto di Populis, gruppo dal respiro europeo e in piena espansione anche in America del sud….
…Il nuovo contesto prodotto dall’assorbimento nel sistema Populis, però, richiedeva e richiede anche altro. Il prestigio non sempre è immediatamente monetizzabile, e c’è anche una questione legata alle dimensioni. In campo editoriale, ci sono dei prodotti (sia librari sia giornalistici) che se stanno in un ambiente piccolo e raccolto hanno un senso e sono riconosciuti come fiori all’occhiello, se invece entrano nel pacchetto d’offerta di editori più grandi non riescono a sbocciare adeguatamente.”
Da un lato quindi la necessità assoluta di avere contenuto che genera ricchezza dall’altro lo sfruttamento della UGC, (Contenuto Generato dall’Utente) anche per pochissimi euro al pezzo.
Confesso che questo sfruttamento estremo mi spaventa notevolmente e lo trovo ingiusto. Non conosco i parametri di guadagno di sistemi come Populis, ovvero non so quanto ci sia di utile sui 58 milioni di euro prodotti, dopo che si sono pagati i dipendenti, e i freelance che hanno generato i contenuti.
Sicuramente però, credo che in alcuni casi ci possano essere delle alternative che permettono agli autori freelance di essere più valorizzati e poter avere introiti migliori.
Assieme ad un gruppo di autori stiamo realizzando un esperimento. Si tratta di un portale di content providing generato in forma cooperativa, cercando di restituire la dignità di autore a chi compie il lavoro di scrivere un articolo e di offrire visibilità e remunerazione nel momento che si riceve un’entrata economica.
A mio modo di vedere, questo modello dovrebbe essere utilizzato maggiormente. Le partnership sono delle vere e proprie leve finanziarie alla pari del denaro e dei dipendenti.
Ma forse la soluzione più semplice è quella di accontentarsi di ciò che c’è già..