Google Panda

Panda è un algoritmo Google nato con l’obiettivo di colpire i siti che producono contenuto con scarso valore qualitativo.I primi siti che hanno subito pesantemente questi algoritmi basavano il loro business sugli introiti pubblicitari che generavano con contenuti scadenti.

Più volte in questo blog, si è cercato di sottolineare l’impegno di Google nei confronti delle pratiche Spam al fine di migliorare la vita dei suoi utenti.

google panda
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Nell’articolo “Le penalizzazioni” si è sottolineato l’impegno di Google nei confronti delle pratiche Spam dirette ad alterare il posizionamento di un sito all’interno della SERP. Google Panda penalizza i siti che fanno uso di tali pratiche, migliorando  l’esperienza di navigazione grazie a informazioni precise e di qualità. Leggi il resto dell’articolo per saperne di più.

Come funziona Google Panda: penalizzazioni e strumenti per difendersi

Google Panda è un algoritmo complesso lanciato nel 2011, ma periodicamente rivisto e aggiornato. L’intento dell’algoritmo Google è quello di contrastare tutte quelle risorse che, attirando gli utenti con contenuti di scarsa qualità e duplicati, intendono lucrare con link esterni e pubblicità.

Sino ad oggi, Google ha aggiornato e modificato il suo algoritmo più volte, cambiando il posizionamento dei siti all’interno dei risultati del motore di ricerca. In sostanza, Google Panda è un algoritmo di ranking ovvero un sistema in grado di cambiare il posizionamento dei siti nella SERP basandosi esclusivamente sul criterio di qualità. L’utente deve trovare contenuti originali, ricchi di informazioni e utili a risolvere la necessità che lo ha portato a consultare il motore di ricerca. Dal momento che la bassa qualità del contenuto ha un forte impatto sul sito, Panda finisce per penalizzare l’intero sito e non la singola pagina.

Non sappiamo quali siano i parametri utilizzati da Panda, ma come suggerisce Raffaele Conte, possiamo farci un’idea grazie a un documento ufficiale pubblicato sul blog di Google “More guidance on building high-quality sites”.

In quel post scritto dallo stesso Amit Singhal, l’ingegnere che ha perfezionato l’algoritmo del motore di ricerca Google Search, si evincono alcuni criteri di valutazione utilizzati per valutare la qualità di un sito:

  • Il portale contiene articoli copiati o ridondanti sullo stesso argomento o argomenti simili con solo delle leggere variazioni di Keywords?
  • L’articolo fornisce contenuti o informazioni, ricerche o analisi originali?
  • La pagina fornisce un valore sostanziale rispetto ad altre pagine?
  • È questo tipo di pagina che aggiungeresti nei preferiti, condividereste con gli amici o la raccomandereste?
  • L’articolo ha un’eccessiva quantità di annunci che distraggono o che interferiscono con il contenuto della pagina?

Come fa Google a rispondere a queste e a molte altre domande di questo tipo?

Diciamo che il potente motore di ricerca utilizza i milioni di dati che estrapola dal sito e dal comportamento degli utenti rispetto al portale in questione. Un esempio? Diciamo che è abbastanza semplice. Se un utente sta cercando su Google “Seo Padova” e clicca sul primo risultato e poi torna all’elenco del risultato della ricerca per visitare il secondo sito della lista senza tornare indietro, vuol dire semplicemente che il primo link non ha soddisfatto le sue aspettative mentre il secondo si. Questo comportamento potrebbe suggerire a Google che il primo risultato non è così utile come il secondo e che quindi non ha fornito informazioni e servizi utili all’utente. (Francesco Caccavella, Google Panda: cos’è, come difendersi).

Si legga in merito anche il paragrafo “altri fattori di bouncing rate elevati” nel mio articolo su Mr.Domain https://info-news.misterdomain.eu/seo-e-velocita-del-sito/

Detto ciò, considerando il mistero che avvolge tali criteri di valutazione, possiamo confermare che non esistono regole ufficiali per evitare che Google Panda penalizzi un sito. Possiamo forse parlare di accorgimenti che, sulla scorta dei siti già colpiti dall’update di Panda, costruiscono la possibilità di eludere questa importante penalizzazione di Google. Vediamone insieme qualcuno:

  1. Non abusare della pubblicità. Google Panda penalizza proprio quei siti che contengono un numero smisurato di pubblicità. In particolare segnaliamo che è pericoloso occupare con banner e pubblicità la prima parte visibile di un sito, lasciando il contenuto e le informazioni nella parte sottostante del sito.
  2. Evitare la Boilerplate Text e i contenuti duplicati. L’originalità dei contenuti e l’esaustività delle informazioni evidenziano la qualità di un sito. Nella fattispecie, i siti colpiti da Google Panda utilizzano contenuti copiati da altri siti.
  3. Attenzione all’usabilità e alla User Experience. Il sito deve essere semplice, intuitivo e utile ovvero deve fornire un’esperienza di navigazione perfettamente rispondente alle esigenze e alle aspettative dell’utente.
  4. Prediligere testi di qualità e non troppo ottimizzati. Se è vero che i contenuti sono importanti per determinare la qualità di un sito è altrettanto vero che Google Panda non apprezza le pagine sovra ottimizzate e cioè contenuti così ricchi di parole chiave realizzati per ottimizzare al meglio il sito.
  5. Eliminare le pagine inutili. Ricorda che Google Panda penalizza i siti duplicati e che l’utente non ritiene di qualità.
  6. Elaborare pratiche per diminuire il Bouncing Rate (frequenza di rimbalzo). Il Bounce Rate è il calcolo del tempo di permanenza dell’utente in una particolare pagina: più tempo l’utente rimarrà sul sito più è probabile che proprio lì abbia trovato quello che stava cercando ovvero ha trovato contenuti originali e servizi utili. Visto che questo dato determina la qualità del sito, è probabile che diventerà sempre più importante per il posizionamento nella SERP. (SEO Center, Google Panda)

Ecco svelati i segreti di Google Panda. Se vuoi scoprire gli altri algoritmi Google, leggi il nostro articolo su Google Penguin.